Nell’ultimo weekend, oltre ad analizzare e proporre una diversa scala di criticitá cromatica per province (https://www.emigrantrailer.com/dpcm-a-colori-zona-rossagialla-e-arancione/), mi sono concentrato sul fotografare la situazione di diversi parametri all’inizio di questo semi-lockdown, facendo un confronto col loro valore durante il primo lockdown.
I parametri che ho analizzato sono:
- Rapporto percentuale dei decessi rispetto al numero dei guariti
- Rapporto percentuale casi positivi rispetto al numero di tamponi effettuati
- Ricoverati in terapia intensiva e ricoverati con sintomi
La motivazione di questa analisi é capire se e quanto il valore di questi parametri all’inizio del primo lockdown (Marzo-Maggio) possa dare una idea della criticitá attuale e di cosa ci si possa attendere nelle settimane a venire.
Rapporto percentuale dei decessi rispetto al numero dei guariti
Come ormai tutti sanno, il numero dei casi totali riportati giornalmente dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile, é la somma di tre contributi: numero di totale attualmente positivi, numero di dimessi guariti e numero di decessi.
Per capire lo stato di criticitá bisogna fare attenzione a dare il giusto peso a ognuno di questi fattori. Infatti, se il numero di casi totali aumenta drasticamente e il contributo maggiore viene dai totali attualmente positivi allora abbiamo una criticitá ospedaliera; se il numero di casi totali aumenta drasticamente e il contributo maggiore viene dai decessi abbiamo giá superato la criticitá ospedaliera; se il numero dei casi totali aumenta drasticamente e il contributo maggiore arriva dai dimessi guariti allora siamo sulla buona strada per limitare la pandemia.
Ecco allora che ho deciso di rapportare (in modo percentuale) il numero dei decessi rispetto al numero dei guariti (Figura 1).
Si puó osservare come all’inizio del lockdown di Marzo ci fu una notevole impennata di questo rapporto, a testimonianza della situazione critica di allora e della impreparazione complessiva ad una pandemia di tale livello (argomento trattato nel recente post in inglese https://www.emigrantrailer.com/covid-19-deaths-and-pandemic-preparedness-plans/). Servirono quasi tre settimane per far sí che questo rapporto cambiasse direzione, con un sempre maggior numero di guariti rispetto al numero dei decessi.
Allo stato attuale (Novembre) questo rapporto continua a diminuire. Non é una novitá dal momento che la velocitá con cui crescono i decessi (Figura 2) e inferiore alla velocitá con cui crescono i dimessi guariti (Figura 3). Inoltre, a differenza del periodo di Marzo, c’é una migliore conoscenza del virus, delle modalitá di trattamento e una piú rapida comprensione della criticitá.
Vuol dire che possiamo guardare con ottimismo alle settimane a venire?
È difficile da dire perché ci sono due aspetti da non trascurare.
Il primo é che la curva dei decessi é finora sulla stessa pendenza delle prime due settimane di Marzo, quando poi inizió una rapida salita. Ecco, se nelle prossime due settimane, l’attuale pendenza rimane invece invariata o dimunisce, allora possiamo essere piú ottimisti.
Il secondo aspetto é che a Marzo stava finendo la stagione invernale e ci si avviava ad una situazione climatica piú favorevole. Attualmente siamo appena all’inizio della stagione invernale, ed é una incognita l’impatto che possono avere le settimane a venire sull’eventuale situazione di salute di un positivo al Covid-19.
Rapporto percentuale casi positivi rispetto al numero di tamponi effettuati
Anche in questo caso abbiamo imparato che il numero dei totali attualmente positivi é fortemente dipendente dal numero di tamponi effettuati.
Ecco quindi che ho deciso di graficare il rapporto percentuale dei casi positivi rispetto ai tamponi effettuati (Figura 4).
Si puó osservare come all’inizio del lockdown di Marzo si partiva da valori giá decisamente elevati, che poi hanno continuato a crescere fino alla fine di Marzo, per poi diminuire successivamente come conseguenza di una contemporanea diminuzione del numero di positivi (Figura 5) e di un sempre maggior numero di tamponi (Figura 6).
Il rapporto percentuale dei casi positivi a partire da metá Agosto ha ripreso a crescere, in maniera molto piú lenta che ad inizio pandemia, ma sicuramente é in crescita (Figura 4). Nelle ultime settimane é tornato ai livelli di metá Maggio.
C’é da preoccuparsi?
C’é da essere responsabili, in quanto la crescita dei casi positivi é molto rapida (Figura 5), e quindi é necessario continuare a rispettare le banali norme di protezione (mascherina in luoghi affollati, distanziamento, e pulizie delle mani), indipendentemente da Dpcm e colore della propria regione.
Allo stesso tempo, secondo me, non c’é necessitá di impanicarsi per quanto illustrato nel precedente paragrafo. Inoltre, un comportamento responsabile da parte di tutti potrebbe mitigare gli effetti negativi secondari dovuti al periodo invernale. E questo elemento é fondamentale nell’analisi dei due successivi parametri.
Ricoverati in terapia intensiva e ricoverati con sintomi
In Figura 7 ho riportato il numero dei ricoverati in terapia intensiva. Si puó osservare come durante il primo lockdown ci fu una rapida crescita nelle settimane di Marzo per poi raggiungere il picco a fine Marzo.
In Figura 8 ho invece riportato il numero di ricoverati con sintomi. Anche in questo caso ci fu un rapido incremento fino a fine Marzo, ma poi la situazione rimase invarita per almeno altre due settimane, fino poi a diminuire da metá Aprile in poi.
Allo stato attuale (Novembre) stiamo replicando piú o meno quelle situazioni con una velocitá di saturazione piú o meno analoga per entrambe le tipologie di ricoverati. Ecco quindi che, osservando queste curve, deve necessariamente subentrare un maggior senso di responsabilitá, soprattutto nei confronti di quelle persone piú deboli (malati e anziani).
Cosa intendo?
Intendo dire che i numeri attuali indicano una elevata percentuale di giovani e adulti (tra i 20 e 50 anni) contagiati (https://www.epicentro.iss.it/). La mia raccomandazione per questa tipologia di persone é di non precipitarsi subito in ospedale o dal medico di famiglia per fare il tampone, appena compare qualche sintomo. Se non é una situazione di estrema emergenza o gravitá, bisognerebbe imparare ad applicare una sorta di auto-quarantena indipendentemente dal tampone o meno, distanziandosi anche dai familiari che possono essere potenziali casi a rischio, che vadano poi a saturare le terapie intensive o i posti letto in ospedale. La richiesta é ancora piú rilevante se si considera che il periodo invernale é giá quello piú critico per le strutture ospedaliere. L’eventuale tampone di verifica puó essere effettuato magari quando i sintomi sono scemati (dopo almeno una settimana), per capire se c’é ancora una positivitá in atto (o se mai ci sia stata).
Nel frattempo, quello che dovrebbe accadere (e ci vuole molto ottimismo) é una contemporanea accelerazione da parte degli organi istituzionali all’ incremento dei posti disponibili in terapia intensiva, con annesse strumentazioni necessarie e personale ospedaliero, soprattutto nelle aree piú critiche.
Sto parlando di obiettivi irrealizzabili? è davvero impensabile avere un piú profondo senso civico di responsabilitá e un miglioramento delle strutture ricettive ospedaliere in questa situazione di emergenza? È pura utopia e dobbiamo arrenderci che l’ unica soluzione sia un lockdown a corrente alternata, in attesa di un vaccino?
Io credo di no. Ci sono paesi in altre parti del mondo (vedi la Corea del Sud) che, combinando la disciplina e il senso civico dei cittadini con strutture ospedaliere adeguate, lavorando sul coinvolgimento dei cittadini attraverso una informazione chiara e trasperente da parte del governo, sono stati (e sono attualmente) in grado di contenere una deriva catastrofica della pandemia.
Non parliamo quindi di qualcosa di irrealizzabile o impossibile.
Dipende da noi e dipende molto dagli organi istituzionali che invece di focalizzarsi su dare messaggi del tipo “situazione catastrofica”, “siamo in guerra”, “siamo in una situazione fuori controllo” dovrebbero concentrarsi su messaggi privi di catastrofismi e di ambigue interpretazioni e soprattutto dovrebbero concentrarsi su azioni piú costruttive nel piú breve tempo possibile.
Andrea De Filippo
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Altre analisi su COVID-19 al link: https://www.emigrantrailer.com/category/covid-19/